Ordine Ingegneri: «Senza Area Vasta, Avellino perde il treno»

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Avellino Torre Orologio
Avellino Torre Orologio

Avellino da sempre pecca di presunzione. Si considera una città ma non lo è in pieno e non ha i numeri per esserlo. L’Area Vasta è l’unica opportunità che ha per uscire dall’isolamento e salire sul treno dello sviluppo delle aree interne.

Ne è convinto Antonio Fasulo, presidente dell’Ordine degli ingegneri, che vede nella programmazione congiunta con gli altri comuni limitrofi al capoluogo, l’unica via d’uscita per traghettare il territorio irpino verso il futuro

Presidente Fasulo, dal suo osservatorio, per certi versi privilegiato, ha capito dove sta andando la città di Avellino?

«L’osservatorio più che altro è scomodo e da qui si vede una città che non sembra avere le idee chiare per imboccare la strada del futuro. Noi come categoria siamo abituati a programmare le attività e le iniziative e questo non accade in una città in grosso affanno che si trova a gestire esclusivamente un arretrato di programmazione che si è concentrato in una serie di opere che stanno provocando disagi ai cittadini. Adesso, è arrivato il momento di capire se c’è la volontà di perseguire scelte del passato o abbandonarle e ricominciare daccapo».

Si riferisce alle opere pubbliche appaltate negli ultimi mesi?

«Certo. Il Tunnel e piazza Libertà su tutte. Sarebbe il caso di fare un ragionamento chiaro sulle funzioni che molte opere dovrebbero avere per la città. Mi farebbe piacere capire meglio come si pensa di risolvere il problema dei parcheggi e come migliorare la circolazione. Per questo motivo credo che, oggi più che mai, sia fondamentale aprire un tavolo di confronto permanente con il mondo delle professioni che porti a precisi momenti di confronto e di proposizione. Noi siamo pronti a dare il nostro contributo perché siamo convinti che l’apporto del mondo professionale possa essere utile ad immaginare Avellino come città a tutto tondo in un discorso provinciale e regionale che la possa vedere finalmente protagonista e locomotiva di processi di sviluppo».

Come può Avellino tornare ad essere un faro per l’Irpinia?

«E’ evidente che per molti aspetti la provincia di Avellino sia molto più attiva rispetto al capoluogo. Ci sono realtà importanti che conosciamo bene e che hanno avuto modo di affermarsi nei vari settori della produzione in campo nazionale e che stentano ad identificarsi con il capoluogo. E’ un dato di fatto, un fenomeno che si verifica anche altrove. Penso a Carpi che non è capoluogo ma è un polo industriale che fa parlare di sé più che Modena. Per Avellino, l’Area Vasta può essere una opportunità imprescindibile. Bisogna avere la capacità di immaginare un contesto produttivo più ampio. E per fare questo è necessario sedersi seriamente al tavolo con i comuni limitrofi e programmare il futuro».

Si fa un gran parlare di Area Vasta, ma allo stato dei fatti, sembra ancora un pensiero stupendo non trova?

«Avellino da sempre pecca di presunzione. Si considera una città ma non lo è in pieno e non ha i numeri per esserlo. E’ arrivato il momento della convergenza. Solo così si può assumere un peso specifico maggiore al tavolo regionale dove la futura Città metropolitana e le aree costiere la fanno da padrona. Le dimensioni dell’Area Vasta darebbero ad Avellino e all’Irpinia un peso maggiore in termini di scelte e di finanziamenti europei. Basti pensare che il 20% della popolazione vive nell’80% del territorio, mentre l’80% della popolazione si addensa nelle zone costiere. L’Area Vasta ridurrebbe questo squilibrio, potrebbe essere un volano e permetterebbe ad Avellino di ritagliarsi un ruolo da protagonista nelle zone interne. Se non si va in questa direzione si rischia di vedere il treno che passa veloce ma senza salirci sopra. Bisogna creare delle condizioni per farlo fermare sul nostro territorio».

Intanto, la città capoluogo prova a rifarsi il look con i tanti cantieri aperti contemporaneamente.

«Le tante opere pubbliche avviate in città sono il frutto di un accumulo di ritardi. L’assessore Preziosi che è anche un tecnico, ha pensato bene di avviare i lavori per non perdere i finanziamenti. A parte una fisiologica difficoltà a gestire tutte queste concomitane, credo che la città ne verrà fuori. C’è da dire, però, che è ancora poca l’attenzione di questa amministrazione in termini di sviluppo e servizi. Nell’immediato futuro spero che vengano individuate bene le finalità delle grandi opere prima di rincorrere i finanziamenti. C’è bisogno di chiarezza sull’assetto urbanistico e sull’idea di città che si vuole portare avanti. Mi riferisco alla cittadella giudiziaria, per esempio, o ad una nuova concezione di città con il suo nucleo urbano pedonalizzato e snodato dagli uffici e dai servizi per evitare congestionamenti inutili. Bisogna avere il coraggio di pensare Avellino come città e non più come cittadina».

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