VIDEO/ Maxi truffa su sigarette e immatricolazioni auto, 7 arresti

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Due anni di indagine, trentaquattro persone coinvolte, 7 ordinanze di custodia cautelare di cui 5 in carcere: è questo il bilancio dell’operazione portata a segno dalle Fiamme Gialle di Avellino sotto il coordinamento della Dda di Napoli, denominata Rakia.

La Guardia di Finanza di Avellino ha così sgominato una banda di bulgari, stabilmente residenti tra Avellino e Monteforte Irpino, che aveva posto in essere lungo la direttrice Irpinia-Balcani un traffico e contrabbando di tabacchi esteri lavorati e un sistema di truffa attraverso l’uso di vetture immatricolate con targa estera circolanti in provincia.

I 5 arresti in carcere, tutti bulgari, hanno colpito i vertici e il cervello dell’organizzazione criminale: di qui il nome all’operazione – ‘Rakia’ – in relazione al superalcolico simile al brandy e alla vodka assai diffuso nei paesi balcani.

Ai domiciliari sono finiti pure due cittadini italiani, un avellinese e un campano, entrambi già noti alle forze dell’ordine.

“Il perdurare della crisi economica – ha detto il comandante delle Fiamme Gialle di Avellino Antonio Mancazzo è evidentemente alla base delle operazioni malavitose scoperte dalla GdF. Per quanto riguarda il primo filone di indagini, quello dei tabacchi lavorati esteri, l’associazione provvedeva a ricevere ordini grazie ad un procacciatore del territorio irpino e inviava il tabacco proveniente dalla Bulgaria per poi smerciarlo in Irpinia. Per lo più si tratta di sigarette di una fascia di prezzo medio alto”.

Per quanto riguarda, invece, il traffico delle autovetture, la banda provvedeva a cancellare dal Pra i mezzi destinati all’esportazione che su bisarche venivano trasferite in Bulgaria. Qui le auto venivano immatricolate con targa bulgara e sempre qui si provvedeva a intestare assicurazione e mezzo a prestanome prima della reintroduzione delle stesse auto in Italia, nella titolarità dei proprietari primitivi.

“Questo sistema – ha aggiunto Mancazzo – permetteva così agli irpini che ne facevano uso (sotto il pagamento di qualche migliaio di euro, ndr) di assicurarsi vantaggi economici non indifferenti, per via dei costi minori sostenuti per l’assicurazione, per il mancato pagamento del bollo ma anche e soprattuto perchè i proprietari reali delle auto risultavano non tracciabili nei casi di violazioni al codice della strada”.

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