Il cortocircuito del PUC di Avellino.

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Avellino Torre Orologio
Avellino Torre Orologio

 Il Piano Urbanistico della città di Avellino realizzato dallo studio Gregotti-Cagnardi  è figlio della storia della città: una Avellino medievale che si estende verso le Puglie e verso il grano e una Avellino ottocentesca che cresce demograficamente verso Napoli .

[blockquote style=”1″]«L’urbanista è come un giocatore di scacchi, deve avere una visione di insieme e prevedere tutti gli scenari di attuazione possibili. Il PUC non è altro che il tavolo dove si gioca questa partita».[/blockquote]

Queste parole sono dell’ingegnere Mario Perrotta, assessore all’Urbanistica del Comune di Avellino dal 2006 al 2009 ed esperto di gestione dei processi di trasformazione urbana e territoriale.

Con lui proviamo a capire meglio il Piano Urbanistico della città di Avellino, criticità e opportunità dello strumento di pianificazione territoriale per antonomasia approvato nel gennaio 2008.

Ingegnere Perrotta, di cosa parliamo quando parliamo di Piano urbanistico comunale?

«Il Puc è lo strumento generale che disciplina il territorio e sostituisce i vecchi Piani regolatori dal 2004. Sono 11 che sono in vigore. Nasce in continuità rispetto ai vecchi piani del passato. Nel corso di questi anni di applicazione si è discusso molto sui contenuti che dovesse contenere il nuovo Puc. Nel 2011 è stato codificato in un aspetto strutturale e uno programmatico. La parte strutturale in variante comprende i servizi essenziali, le infrastrutture per la mobilità, gli standard minimi inderogabili e così via. La parte programmatica, che può essere disciplinata ogni tre anni, attraverso gli Atti di programmazione degli interventi stabilisce una serie di priorità, definisce l’interesse pubblico che assumono i Piani urbanistici attuativi, i cosiddetti PUA, e individua le risorse per rendere esecutive le priorità entro 5 anni».

A cosa serve?

«Il piano dovrebbe servire alla programmazione efficace degli interventi. Prevedere i bisogni delle comunità e realizzarli prima che si esplichino per intero senza rincorrere il contingente. Un esempio di ciò che non andrebbe fatto è dato dalla riqualificazione di Piazza Libertà. La viabilità attorno all’agorà, per logica, doveva essere programmata prima dell’inizio dei lavori e non successivamente».

Quali novità introduce?

«Il piano urbanistico comunale sostituisce la procedura d’esproprio, ultima ratio a disposizione degli enti comunali, con il meccanismo perequativo. Dando l’incarico a Gregotti, il Comune, voleva risolvere una grande criticità riscontrata negli anni: quella riguardante la capacità economica per la realizzazione degli interventi. Il Comune non era più in grado di rispondere economicamente alle previsioni del vecchio piano del ’91. Evitando l’esproprio si riducono gli oneri per il pubblico, facilitando la realizzazione degli interventi. L’esproprio era una imposizione. La perequazione si traduce, invece, come il conseguimento di una capacità edificatoria a fronte della cessione del suolo stabilita in aree specifiche dello stesso comparto».

Il piano Gregotti-Cagnardi è ancora attuale?

«E’ proprio la perequazione che rende il Puc Gregotti-Cagnardi ancora attuale. Soprattutto oggi che le risorse del pubblico sono ridotte all’osso e c’è ancor di più l’esigenza di risolvere gli oneri di esproprio per l’amministrazione. E così, il nuovo meccanismo della perequazione equilibra spesa pubblica e interventi».

Quale idea muove l’intero impianto?

«L’idea fondante di Gregotti della città del futuro, mutuata dagli esami fatti dallo Studio di Piano, patrimonio di analisi e conoscenza del territorio, è basata su una doppia centralità. Figlia della sua storia. Una Avellino medievale che si estende verso le Puglie e verso il grano e una Avellino ottocentesca che cresce demograficamente verso Napoli dove ci sono i terreni capaci di sopportare un simile sviluppo. Gregotti non fa altro che mettere a sistema un’idea del piano del ‘90 sistematizzando queste due centralità, una orientata ai servizi e al terziario verso ovest, dove sorge la famigerata scheda di nuovo insediamento Ni01, luogo della centralità dei servizi, del terminal dei trasporti e delle torri direzionali, l’altra, quella del Centro storico, da valorizzare, composta dalla Collina della Terra, dal Duomo al Castello, da piazza Libertà alla Dogana. Il tutto ricucito dal polmone a verde del parco del Fondovalle Fenestrelle. Il Santo Spirito è un piccolo brano di questo raccordo, la spina dorsale che unisce i due poli non è stata ancora realizzata».

Cosa non è stato attuato?

«Non si è attuata la filosofia di trasformazione fondamentale della nuova centralità. Non si vedono prospettive per la Ni01 e per il Parco del Fondovalle Fenestrelle. Entro quanto tempo si pensa di poterle realizzare? Questo ha generato un cortocircuito. Il privato, non potendo intervenire su questi comparti, è andato a parare sulle aree centrali. Per massimizzare l’uso dei servizi si è andati a densificare il centro, priorità evidenziata dall’amministrazione comunale. Una densificazione che, però, doveva andare di pari passo con il rinnovo urbano con premialità per tutti gli interventi di rigenerazione urbana consistenti in aumenti delle cubature. Tutto questo è stato applicato in maniera distorta».

Cosa va migliorato?

«L’indirizzo pubblico era quello di densificare le aree centrali della città consolidata è mancata una norma di salvaguardia di eventuali storture e interpretazioni furbesche. Questo l’unico neo del Puc. Bisognava fotografare la situazione del 2003 e rifarsi a quella per riportare la città al centro. E’ qui che va migliorato il piano. L’urbanista è come un giocatore di scacchi, deve prevedere tutte le mosse e per farlo deve avere a disposizione gli strumenti adatti. Strumenti come la VAS, la valutazione ambientale strategica, che ad oggi è ancora chiusa in un cassetto. La VAS definisce gli indici che aiutano a misurare le funzionalità di un piano, è una procedura di valutazione in tempo reale che va aggiornata di continuo. Se rimane chiusa in un cassetto non può tirare fuori il Comune dalle polemiche e dalle logiche di bottega che in questi giorni sono arrivate fino in Consiglio comunale».

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