L’analisi – Rastelli scaccia l’incubo Perugia con un Avellino equilibrato

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avellino modena
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L’Avellino archivia il marzo nero badando al risultato più che alla prestazione. Il tecnico biancoverde non cede alla tentazione difensivista, schierando una squadra a trazione equilibrata per tutti i novanta minuti.

Lo ha rimarcato Massimo Rastelli mentre scorrevano i titoli di coda della serata festante del “Partenio-Lombardi”, mettendo d’accordo un po’ tutti: col Modena contava vincere a tutti i costi e poco importa se la prestazione non è stata eccelsa. E come dargli torto visto che l’equazione gioco-risultato non è assolutamente verificata nel calcio moderno e maggior ragione in un campionato molto fisico e basato sulla continuità di risultati come quello cadetto. Indicativo in tal senso il mini ciclo Catania-Modena: sotto l’Etna bel gioco (diverso dal semplice gioco) per una buona ora con un pugno di mosche al ritorno a casa; contro i gialloblu bottino pieno con il minimo sforzo profuso.

Equilibrio. Il successo sulla formazione emiliana racchiude un altro passo in avanti da parte del tecnico biancoverde nella gestione del match. Se infatti a Catania Rastelli aveva assorbito la lezione di Camplone con un atteggiamento frizzante e spensierato, contro Granoche e compagni ha dato un chiaro input nel momento di sofferenza sul quale aleggiava il fantasma Perugia. Tuttavia a differenza della gara con gli umbri in cui Rastelli inserì un difensore, Almici, per un centrocampista, Sbaffo, passando al 5-3-2, questa volta il trainer biancoverde non si è privato dell’uomo a centrocampo. D’Angelo per Schiavon è stato un cambio coerente e in linea con le necessità della squadra di tenere invariato il baricentro, pena l’incapacità di ripartire per ossigenare la manovra con le ripartenze. Non perseverare nell’errore è sinonimo di umiltà, agli antipodi col diabolico.

Cuore aperto. Guadagnata una Pasqua serena sul campo, Rastelli ha aperto il libro Cuore nel post-partita concedendo tutto sé stesso ai taccuini e alla piazza. Il timoniere dei lupi ha dapprima respinto l’etichetta di difensivista, contrattaccando con le sue ragioni e le parole al miele rivolte alla società quando l’argomento diventa la sua posizione contrattuale. La Serie A lo sta scrutando negli ultimi tempi con sirene provenienti da Bergamo ed Empoli, ma lui rimane concentrato sull’obiettivo di questa stagione. “Chi mi vuole deve parlare con il presidente Walter Taccone” ha sottolineato a chiare lettere. E ancora: “La A vorrei conquistarla con l’Avellino”. Affermazioni che in assoluto sembrerebbe quasi scontate e dovute, ma all’uscita dal marzo nero hanno un peso specifico rilevante.

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