Avellino Calcio – I Poteri Forti hanno affossato i Lupi a Catania ?

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Pulvirenti Lotito Galliani
Pulvirenti Lotito Galliani

A pensar male, magari guardando una foto, si fa peccato ma spesso ci si azzecca anche nel calcio. Lo diceva Giulio Andreotti, uno che se ne intendeva, considerato che ha sempre vissuto nella zona grigia che delimita il bene dal male.

E spesso tocca pensar male, talvolta facendo una facile addizione, il classico due più due.

Andreotti era uomo di potere e , si sa, potere e sospetti vanno spesso a braccetto, soprattutto in Italia. In tutti i campi, soprattutto nello sport. In particolare, nel calcio.

Lotito è un po’ il deus ex machina del calcio italiano, sostenuto da accordi di potere cui fanno capo molti dei maggiori club italiani (esclusi Juventus e Roma) e tantissimo club minori.

La foto che vedete è datata luglio 2013, scattata a Taormina, in un hotel di lusso, di proprietà di Antonino Pulvirenti, patron del Catania.

Per qualcuno, si trattò solo di un vertice di mercato, peraltro con la partecipazione di un rappresentante del fondo d’investimento Doyen Sports, che attualmente sul mercato calcistico mondiale fa il bello e il cattivo tempo.

Altri (tra cui più o meno autorevoli quotidiani sportivi nazionali) videro dietro quell’incontro (c’erano Galliani, Lotito e Preziosi, che manca in questa foto, oltre allo stesso Pulvirenti) un modo per sancire importanti accordi in seno alla Lega di serie A.

Accordi di potere, appunto. Del resto, che i quattro siano stati alleati all’interno della Lega di A non è certo un mistero. Ora Pulvirenti, col suo Catania, è sceso di categoria: la sua squadra vivacchia, anzi se la vede brutta (è a rischio retrocessione) in serie B.

Del resto, puoi andare a braccetto col potere, ma se i risultati sono scadenti è difficile salvarti: un anno fa, il Catania finì in B, al termine di un campionato davvero fallimentare, nel corso del quale mai (o quasi) diede l’impressione di poter restare quanto meno agganciato al treno della salvezza.

Quest’anno puntava all’immediato ritorno in A, ma non aveva fatto i conto con cessioni dolorose e una rosa mal concepita, che malgrado qualche eccellente individualità non è stata mai in grado di esprimere un gioco apprezzabile e redditizio.

Eppure il Catania s’è visto assegnare 13 rigore a favore, che è un bel vantaggio nei confronti di tante rivali.

L’ultimo, contro l’Avellino: un rigore che qualcuno ha definito dubbio, ma che ad essere davvero onesti bisognerebbe definire inesistente, un’autentica invenzione dell’arbitro Baracani. E’ toccato all’Avellino farne le spese: una sconfitta che fa male.

E la memoria torna indietro, a quell’estate del 2013, a quell’incontro tra chi conta nel calcio italiano.

E i dubbi affiorano: magari, ad andare a braccetto col potere, ci si guadagna.

Perché a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca.

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