Gli Occhi sulla Basilica di Prata, III aperitivo culturale

0
232

“Gli Occhi sulla Basilica” è il titolo del terzo appuntamento con l’aperitivo culturale alla Caffetteria Chocolat di Prata e lo studioso Fiorentino Giovino che si terrà il 29 marzo alle 19:30

circa. L’incontro avrà per oggetto un’analisi delle dinamiche evolutive del complesso della SS. Annunziata di Prata: dalla necropoli pagana all’impianto basilicale d’età longobarda, fino alle

modifiche arbitrarie di alcuni restauri del XX secolo.

Si torna quindi a parlare della basilica con le catacombe, notissime ai più, ma particolarmente penalizzate da studi e restauri non sempre appropriati. Un eterogeneo complesso che soffre, ancora oggi, della mancanza di un’indagine organica sugli elementi che lo compongono.

Un’operazione apparentemente impossibile, pensando alle ingiurie subite dalle stratificazioni del monumento da parte di studiosi poco illuminati.

Così, in un salto nel tempo, si riscontrerà la pochezza dei dati acquisiti dalle campagne di restauro e scavo di Chierici e Rusconi (tra il 1930 ed il 1955): interventi che han reso la storia del complesso frammentaria, vanificando ogni sforzo ricostruttivo (già penalizzato dalla carenza di documenti d’archivio). Così, senza relazioni e rilievi, priva di una campagna di scavo archeologico intesa in senso moderno, l’analisi del complesso basilicale della SS. Annunziata di Prata resta invischiata nell’intricatissima ragnatela delle attribuzioni, delle congetture e delle ipotesi più o meno fantasiose.

Molti studiosi finirono così per limitarsi a tramandare ipotesi (spesso intangibili) sulla genesi della basilica, contribuendo ad infittire uno dei misteri dell’archeologia in Irpinia. Nessuno, o pochi, però si era preso la briga di rileggere alcune fonti del passato come lo Schultze  o il Lepore, il quale già negli anni ’30 lamentava la distruzione arbitraria di ben quattro strati di decorazioni nella navata e altri abusi d’interpretazione da smania restauratrice del Chierici.

Nessuno, o pochi, si era preso l’incomodo di rilevare la consistenza della necropoli lungo il vallone Maurisi, quasi che le leggende tramandate dai contadini fossero più autorevoli degli studi ottocenteschi di illustri archeologi tedeschi o degli studiosi dell’Accademia dei Lincei di Roma: avallando contestualmente l’ipotesi remota sull’esistenza di un contesto isolato nella frammentarietà archeologica della valle del Sabato.

Solo recentemente, la prof. Gabriella Pescatori ha riletto quanto scritto da Victor Schultze alla fine dell’800 ed ha posto l’accento sulla necropoli e su alcune decorazioni parietali in stile pompeiano presenti nella navata (serpenti, uccelli ed elementi floreali) durante il restauro del 1875.

Non una congettura, dal momento che solo pochi anni fa Simone Piazza dell’École française de Rome aveva notato, nell’absidiola, due animali marini affrontati riferibili a decorazioni tardo antiche (mai documentate fino a quel momento). Non una mera supposizione quindi, ma dati che cambiano completamente la visione storica della basilica, confermando ulteriormente la sopravvivenza di un monumento funerario pagano ai mutamenti di culto e di utilizzo.

Al tempo stesso tutte le tradizioni legate al culto per l’Annunziata, tranne il famoso volo degli angeli, han sofferto della cronica mancanza di documentazione come il rituale delle scapillate  (solo Iandoli le ha documentate) o le credenze popolari legate a Santa Alma Zita (o Almazìa), ossia l’Orante raffigurata nell’abside.

Le suggestive immagini d’epoca ci condurranno nella basilica prima dei restauri, nella catacomba e nella grotta dell’Angelo come parte di uno scenario ben più vasto che comprende, per le linee storiche accennate, anche la cosiddetta basilica di San Giovanni di Pratola Serra. Un incontro da non perdere che certo non risolve le problematiche, ma offre almeno l’occasione per la conoscenza delle cause che le han generate.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here