L’analisi – Rastelli arretra, l’Avellino lo segue e Camplone banchetta

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Avellino – Chi è causa del suo mal pianga sé stesso. L’antico detto inchioda Massimo Rastelli alle sue responsabilità, tracciate in maniera eloquente dal completo black-out accusato contro il Perugia. Sul banco degli imputati, la lettura del match nella ripresa quando una squadra già in palese difficoltà si è sentita legittimata ad arroccarsi prestando così il fianco alla rimonta degli ospiti. Il passaggio alla difesa a cinque non ha convinto: un segnale negativo lanciato agli undici in campo per larghi tratti del match in balia della spavalderia di Andrea Camplone. In una manciata di minuti i lupi sono passati dal -1 dal secondo posto ad essere ricacciati indietro a riflettere sullo shock patito in prossimità del traguardo. L’Avellino ha scoperto per la prima volta di poter essere vulnerabile per due partite consecutive. Temere il contraccolpo psicologico è un atto dovuto.

Timidezza. L’approccio alla gara con gli umbri non si è discostato di molto da quelli di Lanciano e Carpi: biancoverdi arruffoni e confusionari e avversari liberi di fare il bello e cattivo tempo arrivando cinque volte al tiro da fuori area. Per buona mezz’ora, il Perugia ha interpretato la partita secondo i dettami tattici del proprio allenatore, sceso in Irpinia senza troppi calcoli. In quest’ottica va inquadrata la scelta di schierare un elemento offensivo come Lanzafame nel cuore della mediana. L’Avellino ha accettato la supremazia territoriale biancorossa, salvo poi colpire all’improvviso sugli sviluppi di una palla inattiva grazie all’intuizione del singolo. Dopo gli spaventi iniziali, tanta grazia che Trotta avrebbe potuto incrementare in un altro paio di ghiotte circostanze.

Ritirata. Poco prima delle 16:30, a metà ripresa, l’ordine dalla panchina: dentro un difensore, Almici, fuori un centrocampista con attitudini offensive e come Sbaffo (in grado di accendersi da un momento all’altro anche se non nella giornata migliore) e indietro tutta con il 5-3-2. La mossa – secondo la versione ufficiale del post-partita – è stata adottata per coprire l’ampiezza del 4-3-3 varato in corsa da Camplone. Al di là delle considerazioni strettamente tattiche, Rastelli ha trasmesso insicurezza ai suoi, legittimati ad abbassare il baricentro e a sbandare due volte con delle segnature evitabili. Il Perugia, lusingato, ha ringraziato ed è tornato a casa con una vittoria insperata qualche attimo prima.

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