Calciatore e avvocato di professione, due facce della stessa medaglia per Guglielmo Stendardo, che mercoledì con la sua Atalanta farà gli onori di casa all’Avellino in occasione della sfida di Coppa Italia. Ti accorgi che la sua cultura personale è fuori dal comune per un calciatore quando afferma che “i numeri schiacciano le parole”, riferendosi al momento così così della Dea. “Non è stato un inizio esaltante – ammette il difensore partenopeo – Sono stati commessi sicuramente degli errori da parte nostra e ora dovremo cercare di ribaltare questa situazione delicata. C’è comunque ottimismo, abbiamo le qualità per poterne venire fuori. La partita con l’Avellino ci servirà per dimostrare che siamo vivi – aggiunge – Passare il turno rappresenterebbe per noi una buona iniezione di fiducia”.
Il gap di valori tecnici sulla carta è impietoso per la formazione biancoverde, ma Stendardo ha esperienza e maturità da vendere per l’approccio a questo tipo di partite. “L’Avellino va affrontato con grinta e determinazione altrimenti – rimarca – si rischia una brutta figura. Stimo molto Rastelli, sono convinto che prima o poi allenerà in Serie A. La sua squadra ha delle buone individualità e per questo dovremo stare attenti. Da campano – confessa il roccioso difensore ex Lazio – mi auguro che l’Avellino possa tornare presto in massima serie, quella che gli compete, perché è una piazza di grande tradizione”.
L’asse caldo di mercato in estate ha proiettato Zappacosta al salto di qualità in maglia nerazzurra, momentaneamente riposta nell’armadietto da Kone, che ha compiuto il percorso inverso alla volta dell’Irpinia. “Davide finora ha dimostrato di essere all’altezza del massimo campionato – afferma Stendardo – E’ dotato di una buona corsa, può migliorare ancora tanto. Si è ambientato subito all’interno del gruppo e ciò si rivelerà fondamentale per il suo percorso di crescita. Moussa, invece, nella passata stagione ha dato il suo onesto contributo all’Atalanta quando è sceso in campo durante la passata stagione. E’ un ragazzo molto umile e dalla grossa tenacia. Ci avrebbe fatto sicuramente comodo a centrocampo per le qualità importanti che possiede. La società però ha fatto le sue valutazioni consentendogli di avere ad Avellino quella continuità su cui qui da noi non avrebbe potuto contare”.
Le ultime vicende che hanno travolto la tifoseria dell’Atalanta e, di riflesso, quella dell’Avellino per il match di mercoledì, impongono di rompere gli argini della disquisizione riguardante il campo. L’acume intellettuale di Stendard produce un mix di ferma condanna, ipotetica soluzione al problema e vicinanza ai supporters penalizzati dell’oramai arcinoto Ministero dell’Interno. “Gli atti di violenza che si sono verificati sono assolutamente da condannare – sottolinea – Detto questo ritengo che il rischio sia quello di generalizzare etichettando come violenta un’intera tifoseria. Non discuto il provvedimento, ma bisognerebbe individuare il colpevole come avviene in Inghilerra. Conosco tantissimi nostri tifosi della Curva Nord che per noi sono un valore aggiunto e tifano in maniera sana, oltre ad organizzare manifestazioni di solidarietà nei confronti dei più deboli come la Festa della Dea. In tutto ciò anche il club è parte lesa. Il settore ospiti deserto non sarà un bello spettacolo”.
Sport e studio, due concetti in grado di coesistere in una sola testa. Sei anni fa, Stendardo ha conseguito la laurea in Giurisprudenza, ottenendo invece un paio di mesi fa l’abilitazione alla professione forense. “Ho dimostrato – spiega orgoglioso – che nonostante abbia fatto della passione un lavoro, sono riuscito a portare a termine gli studi universitari e successivamente l’abilitazione. Il mio è stato un messaggio positivo a tanti giovani, che possono conciliare studio e sport con la giusta ambizione. Il titolo di studio è un qualcosa che ti rimane dopo aver appeso le scarpe al chiodo. Magari in Campania? Non pongo limiti alla provvidenza. Nel calcio, si sa, mai dire mai. Per ora ho un contratto fino al 2016 con l’Atalanta. Qui sto molto bene e sono orgoglioso di indossare questa maglia”.
(di Claudio De Vito)