Muore sempre la povera gente. Povera nel senso di una vita piena di sacrifici con i calli alle mani, con la barba incolta e la merenda nello zainetto, senza protettori politici alla ricerca dei soldi a fine mese per portare avanti la famiglia. E’ la storia della stragrande maggioranza della nostra Terra: dai campi e dall’artigianato, dai carpentieri ai trasportatori, dalle vedove alle famiglie numerose. Nell’anno duemila, siamo ancora e sempre figli dei nostri padri che a testa alta hanno portato avanti la loro linea: lavorare per mangiare e per crescere secondo i canoni della vita reale, figli protagonisti oppure sereni nel loro avvenire. Il lavoro dignitoso è sempre lavoro: così i nostri saggi. Anzi, aggiungevano a mò di richiamo, “Ricorda, mai sputare nel piatto in cui si mangia”. Oggi invece si mangia per campare e in molti casi non si apprezza l’ambiente in cui l’animale-uomo vive e vegeta con tutti i riflessi negativi evidenziati dalla cultura di massa. Ieri, la fatalità o l’imprudenza, non sono ancora chiari i motivi, ha tolto la vita a due onesti lavoratori di Quadrelle entrambi fratelli e dediti allo stesso mestiere di carpentiere. Dalle cinque di mattina dal Valle di Lauro – Baianese a Sant’Angelo all’Esca per poi ritornare a casa in serata. Antichi mestieri difficili da trovare, eppure indispensabili e necessari. La morte li ha sorpresi nel momento dello stacco, della pausa pranzo necessaria per riprendere vigore e per l’antica e giusta consuetudine dell’appartarsi con i propri pensieri anche se la tavola non è imbandita. Pane e frittata, un bicchiere di vino, il rito della sigaretta spesso senza filtro, i sogni da realizzare, i figli, e la “ mesata” mai certa e spesso sempre in discussione. La vita di tutti i giorni, come tanti che in altri settori portano avanti con dignità la baracca del quotidiano cammino. Ho letto e fatto pubblicare i comunicati che sono arrivati: del cordoglio istituzionale e della sicurezza sul lavoro, delle interrogazioni e delle conferenze. Merito a chi li ha inviate, mentre apprezzando il silenzio di qualcuno non posso non sottolineare anche la tanta insensibilità di esponenti della politica da tempo sonnacchiosi sui temi della gente e in particolare della povera gente. Confesso di essere quasi disgustato nell’aver compreso, (forse è tardi), che i sentimenti e l’umanità sono rari e stupendi valori che appartengono solo a chi soffre e ai tantissimi che spesso a tavola non hanno trovato il primo piatto e che l’aragosta e il caviale siano invenzioni della soap opera americana Beautiful . Gli altri, la nuova pseudo borghesia, strisciante nell’andamento cinico e disinvolto nella giungla del contendere, con il griffato pensiero emana cattivi odori e parole trite e ritrite. Parole vuote, senza anima e spesso con il cervelletto, organo di ricezione di impulsi sensitivi, ormai fisso verso il tema della gestione. Quella della vita altrui e in alcuni casi anche dei comportamenti. Un cinismo esasperante che mal si concilia con le attese popolari e le esigenze della collettività. Rendo omaggio nel mio piccolo a Giovanni e Pasquale Colucci e siamo vicini alle famiglie distrutte dal dolore. Non avendoli conosciuti, le lacrime sono dentro ognuno di noi e l’abbraccio, seppur simbolico, è vero e di grande fratellanza. Sono questi i giorni del dolore e della grande tristezza ripensando alla morte dei dignitosi e alla vita dei diritti spesso negati.
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