Da “Il Biancoverde” n. 22 del 7 febbraio 2014
Questa settimana, la rubrica “L’opinione di…” è dedicata al giornalista sportivo Domenico Zappella, conduttore della trasmissione “Contatto Sport”, di Prima Tivvù.
“Biancoverde: è il nome del vostro bellissimo prodotto editoriale, ma anche quella che per me è sempre stata una fede – dichiara -. Sin da neonato quando vedevo a casa o in giro quei colori mi esaltavo e li ammiravo incantato, successivamente quando a 5 anni ho varcato i cancelli del Partenio ho capito che l’Avellino fosse la mia vita. E così è stato. Del resto è nel DNA della mia famiglia: da mio nonno Domenico, capitano dell’Avellino negli anni ’30, a mio padre Luigi che ha avuto la fortuna di raccontare le gesta dei lupi negli ultimi 40 anni. Una vera e propria dinastia biancoverde che non potevo interrompere. E, così, alla soglia dei 30 anni quella fede è divenuta sempre più incalzante, un amore coinvolgente che ti trascina e che ti porta anche a fare scelte di vita. Sì perche quando hai 18 anni e spesso la voglia di emigrare è tanta, ti ritrovi a pensare: “Ma come faccio a lasciare il Partenio? Come potrò seguire il mio Avellino, la mia fede?”. Nel momento in cui ti poni questi interrogativi che la scelta è già compiuta: “Vietato abbandonarla.
Un imperativo che regge e che suona sempre più forte specie nei momenti difficili – prosegue Zappella – come nell’estate del 2009. La delusione e l’onta del fallimento è troppo dura da digerire, il tuo primo amore è stato tradito. Ma che fai, l’abbandoni? Il richiamo di quei colori è tanto, del resto la fede si chiama Biancoverde. E così ti rimbocchi le maniche e continui a vivere quell’amore. Lo ammetto, per me è stato “più facile” perché l’Avellino rappresenta anche il mio lavoro che, grazie all’emittente Prima Tivvù, mi ha dato la possibilità di non abbandonarla mai. Per capire ciò che oggi stiamo vivendo, devi aver dovuto mangiare tanta polvere, quella assaggiata per due anni in serie D e Seconda Divisione. E’ li che capisci davvero – precisa – quanto sia grande l’amore per questi colori, specie per chi realmente non l’ha mai abbandonata, seguendola in giro per lo stivale al di la della categoria.
Amore, passione, famiglia, fede, dinastia: sono le parole-chiave che accomunano soprattutto questa società, nata nell’estate del 2009 grazie al Dott. Walter Taccone, e che oggi nel 2014 si ritrova ad essere presieduta e amministrata solo dalla famiglia Taccone. Meno di 5 anni di attività con diversi colpi di scena, ma sempre con quell’unico comun denominatore chiamato amore per i colori biancoverdi. Del resto, fino alla Lega Pro, chi fa calcio è, giocoforza, costretto ad esborsi economici, in B se ci sai fare puoi anche pronunciare sottovoce la parola business. Ma la cosa che oggi fa notizia e che tutta l’Italia ci invidia è proprio il non aver snaturato, neanche in B, questo effetto “famiglia Avellino”, frutto della passione e dell’amore della famiglia Taccone. Una società snella nei ruoli chiave (Walter e Massimiliano Taccone, Enzo De Vito), solidità economica abbinata a risultati straordinari, valorizzazione del parco giocatori e il sentirsi tutti protagonisti: sono i segreti dell’attuale Avellino. Basta vivere qualche ora anche durante gli allenamenti che ti rendi conto di ciò che questa società è riuscita a costruire.
Come l’aver riportato oltre 10mila persone al Partenio-Lombardi, essere riusciti ad accendere l’entusiasmo in Irpinia dopo anni in cui le uniche partite che si seguivano erano quelle della serie A, ma solo in tv. Per non farsi mancare nulla, mettici anche una semplice sfida lo scorso dicembre Juventus-Avellino…
Sì oggi l’Avellino è un’autentica favola, un esempio da seguire, ma che ovviamente non deve far volare troppo. Sia ben chiaro, sognare è lecito, ma guardare la realtà è doveroso. Dopo 25 anni si ritorna a pronunciare quella lettera magica, ma di quei tempi l’Avellino era supportato anche da altre componenti. Oggi, sinceramente, vedo poco o nulla. A partire dalle istituzioni fino ad arrivare al tessuto imprenditoriale, fatta eccezione di un unico sponsor da sempre vicino a questo sodalizio. Lo sa bene il presidente Taccone che non ha mai nascosto di volersi mettere in proprio come ha già fatto con il restyling del Partenio-Lombardi. Proprio l’impianto sportivo potrebbe rappresentare il punto di svolta per continuare a crescere e sognare, in una città e provincia che stenta a regalare emozioni. Il calcio ha portato in alto il nome di Avellino e dell’Irpinia, il calcio è amore, passione, senso di appartenenza alla propria terra, riscatto sociale. Stringiamo maggiormente le maglie di questa fede, sosteniamo i lupi e coloriamo di Biancoverde tutto quello che ci capita a tiro. Siamo irpini e non molliamo mai. Ora tutti a Terni per gridare sempre e comunque: Forza Avellino!!!” – conclude -.