Avellino – Il “Comitato utenti assistenza socio-sanitaria” esprime amarezza per l’esito della riunione svoltasi ieri tra i sindaci del territorio ed i vertici dell’Asl di Avellino, che si è risolta nell’ennesimo nulla di fatto. La dirigenza dell’azienda sanitaria continua nell’attività che gli è più congeniale: il gioco di prestigio con i numeri. Potremmo ancora una volta contestare facilmente le cifre fornite, che peraltro sono in contraddizione con quelle presentate dalla stessa Asl in precedenti occasioni. In ogni caso, resta un’unica verità di fondo: vi sono circa mille pazienti in Irpinia che sono stati privati dell’assistenza domiciliare integrata. Il direttore generale Sergio Florio ed il direttore sanitario Luigi Ferrante non hanno però il coraggio di ammetterlo e tantomeno dimostrano l’intenzione di voler porre riparo agli errori e ai danni compiuti, negando un servizio essenziale. Ma, a questo punto, a noi sembra del tutto inutile parlare di numeri perché riteniamo che anche un solo paziente a cui venga negato il diritto alla salute sia uno schiaffo alla civiltà, alla democrazia e al senso di umanità, che mai una comunità dovrebbe perdere. Un evidente fallimento delle istituzioni preposte all’assistenza ed al benessere del cittadino. Come possono i dirigenti Asl sostenere che probabilmente prima usufruivano del servizio Adi utenti che non avrebbero dovuto essere presi in carico? Al di là del fatto che una simile affermazione sarebbe l’ennesima dimostrazione della cattiva gestione dell’azienda sanitaria, ma chiediamo a Florio: è stata mai compiuta una verifica sul campo? Florio ha mai visto di persona i pazienti che sono stati privati del servizio? Se lo facesse, constaterebbe che si tratta di persone anziane con gravi patologie che necessitano di un supporto continuativo. Ma ormai iniziamo a sospettare che in realtà ci troviamo di fronte ad una squallida operazione di contabilità darwiniana. Si è deciso di abbandonare al proprio destino persone che, con disprezzabile cinismo, da costoro vengono considerate soltanto un peso sociale ed un costo finanziario. Un tale inaccettabile imbarbarimento a chi giova? Ai sindaci chiediamo, dunque, di decidere se essere complici di questa vergogna o farsi carico del problema ed agire chiedendo le dimissioni del direttore generale e del direttore sanitario dell’Asl e l’immediato ripristino di un servizio previsto per legge.
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