Da “Il Biancoverde” n. 12 dell’8/11/2013
Un ricordo, vincere un campionato con la casacca dell’Avellino, che resta scalfito nel cuore di qualsiasi giocatore ne abbia avuto la fortuna e la bravura. L’ex difensore biancoverde Vincenzo Moretti, inizia a dare i primi calci al pallone nelle giovanili della squadra della sua città, la Casertana. Dopo anni tra Caserta, Avellino, Campobasso, Fano, Giulianova, Cavese e Martina, a quasi dieci anni di distanza, torna in Irpinia. I lupi sono neopromossi in Serie B ed allenati da Zdenek Zeman. Vincenzo esordisce nella serie cadetta, il 23 settembre 2003, ad Avellino contro il Torino. A fine stagione i biancoverdi retrocedono in Serie C1 per poi risalire l’anno successivo: Moretti realizza 6 gol in campionato, fra cui quello del 2-0 nella finale dei play-off contro il Napoli (partita terminata 2-1) . La nuova avventura in Serie B per Moretti si interrompe a gennaio, quando dopo 16 partite e 4 gol viene ceduto in prestito con opzione di riscatto al Genoa, che in quella stagione militava in Serie C1, conquistando all’ombra della lanterna con la squadra genoana un’altra promozione in Serie B in una finale dei play-off. Nell’estate 2006 riapproda ad Avellino, retrocesso in Serie C1. Nell’agosto del 2007, dopo aver rescisso il contratto con il club, passa alla Cremonese del Cavaliere Giovanni Arvedi che milita in Serie C1, con un contratto biennale. Ma la verde Irpinia gli ha regalato tanto, troppo. È stata l’esperienza più bella, più sentita. Quella casacca, quel pubblico, quel calore, non si dimenticano facilmente. Vincenzo, difatti, continua a seguire le sorti dei lupi. Non può farne a meno. È rimasto un tifoso dell’Avellino, legato a quei due colori: il bianco e il verde. “Nessuno si aspettava una partenza così sprint da parte dell’Avellino nel torneo cadetto – dichiara -. È, sicuramente, una squadra che deve salvarsi tranquillamente ma credo possa ambire ad obiettivi ben più importanti. Oggi, a distanza di dodici partite, si trova nella parte sinistra della classifica e questo la dice lunga. I play off – a mio avviso – sono alla portata dei lupi, fastidiosi ed insidiosi agli occhi degli avversari”.
Non la pensa così il tecnico Rastelli che non fa che predicare umiltà ed invitare la piazza a placare gli entusiasmi e rimanere con i piedi per terra: “Tenere a freno l’entusiasmo della piazza e della squadra fa parte del gioco degli addetti ai lavori – prosegue Moretti -. Nei panni di Massimo, direi la stessa cosa. L’euforia va controllata ma sono sicuro che l’Avellino abbia ben chiara la consapevolezza dei propri mezzi.
Ho avuto la fortuna di conoscerlo come giocatore ed è stato sempre professionale ed esemplare. Come allenatore è un grande uomo e ha grandi capacità di guidare una squadra, lo sta dimostrando con i fatti. Allena da quattro anni ed ha già vinto un campionato a Castellammare ed uno ad Avellino lo scorso anno.
I numeri parlano chiaro: è un vincente. La sua squadra rispecchia la sua mentalità. Ha fatto bene la dirigenza a sceglierlo e riconfermarlo quest’anno”.
Si sofferma, poi, sulle armi vincenti dell’Avellino: “I punti di forza di questa squadra sono il gruppo e l’entusiasmo della neopromossa. Rastelli è un bravo gestore dello spogliatoio e tiene molto alla componente solidità e compattezza.
Avellino, poi, ha la fortuna di avere un pubblico superlativo, che ho avuto la fortuna di vivere in prima persona. È il dodicesimo uomo in campo e lo è stato da sempre. La piazza è molto attaccata ai colori della città.
Non dimenticherò mai la finale play off con il Napoli e il calore del tifo. Tuttora, alle volte, mi viene la malinconia di rivedere qualche vecchio video. Mi tornano in mente dei ricordi e delle emozioni indescrivibili che solo Avellino può regalarti” – conclude Moretti, oggi allenatore di una squadra di calcio di bambini a Caserta -.