Dal numero 5 de “Il Biancoverde” del 20/09/2013
“La sconfitta di Lanciano, se pur amara e dolorosa, va presa in positivo se si considera la stagione della matricola Avellino da affrontare coi piedi a terra e in grande umiltà visto la difficoltà di un campionato prestigioso e qualificato quale la serie B, distante anni luce da quello di Lega Pro” – così il giornalista della Gazzetta dello Sport, Luigi Zappalla -.
“E’ positiva la battuta d’arresto di Lanciano perché butta acqua sul fuoco su voli pindarici dannosi, effettuati soltanto dopo tre turni, da sognatori che qui non servono, perché bisogna essere concreti e ricordarsi dove quattro anni fa eravamo finiti e quale realmente è l’obiettivo di questa stagione. Rastelli e il suo staff – continua – stanno facendo un lavoro egregio per far quadrare il cerchio e, siamo certi, che l’applicazione maniacale con cui il tecnico cura i particolari, insieme alla sua voglia di emergere nel palcoscenico nazionale, possano dare diverse soddisfazioni. Gli sbalzi di umore, cari amici, non servono, questo è un torneo in cui ci vuole sangue freddo e soprattutto equilibrio mentale. L’attuale Avellino è formazione valida capace di exploit in presenza di un pubblico caloroso e numeroso così come fin qui si è rivelata la torcida biancoverde”.
“Di sicuro, alla vigilia di un poker tremendo di gare ravvicinate, il tecnico dovrà dirimere qualche equivoco tattico e, almeno fino a gennaio, considerare di più il valore di Millesi e Biancolino grandi artefici dell’ultima vittoriosa scalata. Inoltre, bisognerà aspettare e scuotere l’acquisto più oneroso dell’estate quale è stato Togni, finora vistosi per l’infortunio a mezzo servizio ed ancora non in grado di essere il faro illuminante della manovra. Altre considerazioni non servono e trovano il loro tempo perché la società presieduta con abilità dal Dottor Walter Taccone si è rivelata solida e capace di far trovare credito e considerazione verso l’esterno presentando una nuova candida immagine agli organi della Lega”.
“Di figuracce, vedi punti di penalizzazione, vittimismi e lamentele inutili, finora non si sono viste tracce così come l’oculatezza gestionale ha reso il club credibile all’esterno. In città, invece, i soliti conosciuti parrucconi della malora, complici di gestioni fallimentari del passato, insieme ai tanti filosofi e gufi incapaci di chicchesia, abili solo nelle maldicenze di consumati tirapiedi e cornacchie, dovranno svernare verso altri lidi perché finora hanno bucato tutti i loro pronostici” – ironizza Zappella -. “L’Avellino deve pensare a centrare soltanto il sestultimo posto, valorizzare qualche giovane (con Zappacosta, Bittante e Izzo si è sulla buona strada), stabilizzare la società magari con un altro innesto e guardare sin d’ora al mercato di gennaio per rinforzare l’organico dando uno sguardo alla risoluzione in positivo di quel logo, la cui vicenda apparentemente semplice e banale sulla carta, diventa difficile e complicata nel momento reale della concretizzazione. Ma, poiché la tifoseria la pretende, bisognerà certamente arrivare ad una composizione bonaria e ottimale”.