Csm, Mancino all’unanimità vice presidente. Orgoglio per l’Irpinia

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Roma – Nicola Mancino è il nuovo vice presidente del Consiglio Superiore della Magistratura. Una elezione che ha trovato d’accordo maggioranza e opposizione. Una designazione all’unanimità: ventisette voti su ventisette, plauso all’ex presidente del Senato Mancino, orgoglio dell’Irpinia. “Il sicuro indizio – ha dichiarato il presidente della Republica Giorgio Napolitano – di un percorso che tende a privilegiare il metodo del dialogo in materia di giustizia”. Un segnale forte che potrebbe aprire scenari nuovi rispetto a rapporti spesso tesi tra le varie componenti del plenum di palazzo dei Marescialli. “Vogliamo essere una famiglia del dialogo e rendere un servizio al Paese – ha dichiarato Nicola Mancino -. Dialogare vuol dire aprire una fase che può essere presa ad esempio all’interno del mondo politico. Siamo decisi a contribuire al miglioramento dei rapporti tra politica e giustizia”. Avvocato e costituzionalista, giornalista pubblicista, due volte presidente della Giunta Regionale, nel ’76 eletto per la prima volta Senato e da allora da sempre riconfermato a Palazzo Madama fino al 24 luglio scorso dato in cui ha rassegnato le dimissioni per assumere il suo importante incarico alla Csm. Nato a Montefalcione nel 1931, Mancino ha dato inizio alla sua esperienza politica nella Democrazia Cristiana, di cui è stato segretario della provincia di Avellino e poi della Regione Campania. Ministro dell’Interno tra il 1992 e il 1994, ha militato nel Partito Popolare Italiano e, infine, nella Margherita. Sotto la sua guida al Viminale venne arrestato il boss della mafia Totò Riina. In quegli stessi anni firmò una legge contro la discriminazione razziale etnica e religiosa (La Legge Mancino). Dopo la fine della Democrazia Cristiana iniziò la sfida politico personale contro Rocco Bottiglione relativamente alla sua collocazione nel Partito Popolare Italiano. Mancino fu sconfitto e Bottiglione conquistò la segreteria. Nel 1996 insieme ad Andreatta fu l’artefice della scesa in campo di Romano Prodi e dell’intesa dei Democratici di Sinistra. Per 10 anni di seguito è stato capogruppo al Senato. Dopo la vittoria del centrosinistra (1996) è stato eletto presidente del Senato, carica che ha conservato fino al 2001. Anni caldi segnati dal fallimento della Bicamerale, dalla caduta del governo di Romano Prodi, dall’arrivo di Massimo D’Alema a Palazzo Chigi sostituito poi da Giuliano Amato. Sposato con la signora Gianna ha una figlia Chiara che gli ha dato due nipoti Giovanni e Nicol. Al nuovo vice presidente del Csm Nicola Mancino gli auguri di buon lavoro.

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