Sono le 6.15 del mattino. Un mattino fatidico che segna la fine della battaglia di Savignano. La Fibe varca il confine d’accesso alla cava dismessa. Con l’aiuto delle forze dell’ordine e con la gru dei Vigili del Fuoco i tecnici sono riusciti a smantellare le strutture difensive disposte dai cittadini a tutela del territorio ‘violato’. Una battaglia davvero dura che non ha risparmiato nessuno. Molti cittadini sono stati soccorsi in seguito a lievi malori. Gli stessi sindaci hanno vissuto momenti di panico e sono stati senz’altro i più ‘colpiti’. Ma nulla da fare, hanno ceduto anche le ultime munizioni. La trivella della Fibe ha raggiunto la meta per dare inizio ai sopralluoghi. Ma i cittadini non si sono arresi. La legge non si è fermata davanti all’etica di chi ha considerato il gesto “un atto di forza ed antidemocratico”. Stanco e ferito il sindaco Ciasullo che nell’estenuante lotta ha riportato la lussazione di una spalla. Ma la carica… quella nessun attacco la può fermare: “La nostra battaglia va avanti. Dimostreremo che il sito non è idoneo e che non esiste alcuna cava”. Una telefonata al Prefetto senza alcun risultato, molta amarezza come cittadino e come istituzione: “Mi ha risposto: ‘non è mia competenza’. Come sindaco potrei pensare di rassegnare le dimissioni ma non intendo fare l’ennesimo favore a questa gente”. Un dolore profondo che non nasce dalle ferite riportate quanto dall’insuccesso di un obiettivo che a tutti i costi doveva essere raggiunto. E non è andata meglio al primo cittadino di Panni, immediatamente soccorso e condotto presso il vicino ospedale di Ariano Irpino. Insomma, all’alba si è consumata l’ultima crociata di contrada ‘Ischia’ che ha combattuto contro il classico muro di gomma, contro una scelta ‘non condivisa’, contro una forza inarrestabile: la legge.
Redazione Irpinia
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