787 pazienti in Adi. Ferrante (Asl): “Alcuni non ne hanno diritto”

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Nuova riunione tra i componenti del Comitato dei sindaci Asl di Avellino. Presenti all’incontro il sindaco Paolo Foti, il vicesindaco Stefano La Verde, Rodolfo Salzarulo di Lioni, Salvatore Frullone di Bisaccia, Pasquale Ricci di San Martino Valle Caudina, il direttore generale dell’Asl ing. Sergio Florio e il direttore sanitario Mario Ferrante, il direttore generale dell’ospedale “Moscati” di Avellino dott. Giuseppe Rosato e il presidente dell’Ordine dei Mediaci di Avellino dott. Antonio D’Avanzo.
All’ordine del giorno la relazione sull’Assistenza domiciliare integrata presentata dal manager Florio, oltre alla relazione relativa al potenziamento del servizio della rete di emergenza argomentata dal direttore generale del Moscati Giuseppe Rosato. Su questo punto il direttore sanitario Mario Ferrante, ha precisato che c’è l’intenzione di provvedere al più presto ad una integrazione tra ospedale e territorio per quanto riguarda la gestione delle esigenze dei pazienti. “Dalla riunione di oggi emerge un riscontro molto positivo – esordisce Ferrante al termine dell’incontro – Abbiamo ragionato su due punti: sia sulla rete delle emergenze del territorio che sull’ l’assistenza domiciliare. Dal punto di vista dell’emergenza si è convenuti sul mettere in campo una sinergia sempre più forte sul territorio tra Asl e Moscati per offrire un servizio qualificato ed appropriato con maggiore coinvolgimento anche dei medici di medicina generale che naturalmente fanno da filtro per i ricoveri in ospedale. Per quanto attiene invece l’assistenza domiciliare abbiamo presentato un documento inviato anche alla Regione e al Ministero in merito all’andamento sulle cure domiciliari che, come si evince dal documento stesso non sono mai state interrotte, con la revisione di alcuni pazienti”. Ferrante ha fornito il numero esatto dei pazienti che ad oggi usufruiscono dell’assistenza domiciliare integrata: “I pazienti sono 787 – dice – La riduzione drastica è dovuta dalla direttiva del 22 novembre, necessaria per rendere il servizio più appropriato. Evidentemente prima c’erano pazienti che non richiedevano del servizio, non dovevano esserci”.
“Il nostro obiettivo è aumentare il turn over – conclude – Più pazienti devono afferire alle cure domiciliari: basti pensare che c’erano 422 pazienti che avevano superato le 330 giornate di adi in un anno. Questo significa che una parte consistente stava ben oltre il limite. Noi preferiremo che ci siano più pazienti che fanno turn over, dunque chi ha diritto all’Adi deve rimanere e continuerà a usufruire dell’adi”.

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