Già diplomarsi in età adulta riuscendo a conciliare lavoro, figli, casa, non è cosa semplice, uscire anche con il massimo dei voti è davvero una soddisfazione immensa.
Rosa Urciuoli, 55 anni a settembre, di Santo Stefano del Sole, madre di tre figli dei quali una di 31 sposata, che presto la farà diventare nonna, avrebbe voluto studiare da ragazza ma non glielo hanno concesso; a 14 anni è andata a lavorare in fabbrica e dunque oggi ha coronato uno dei suoi sogni diplomandosi presso l’Istituto Professionale di Stato, servizi per l’Enogastronomia e l’Ospitalità Alberghiera “Manlio Rossi-Doria” di Avellino, con il punteggio di 100.
Ora aspira a lasciare il lavoro nel settore della pulizie per qualcosa inerente i suoi studi di enogastronomia, le piacerebbe anche entrare nella scuola come tecnico di laboratorio, o in carcere. Desidera in ogni caso continuare a studiare, approfondire l’inglese e magari iscriversi ad Enologia all’università.
«A 55 anni sogno ad occhi aperti come se fossi una ragazza – ci confessa con grande entusiasmo – ho iniziato a lavorare a 14 anni in una fabbrica di pellami. A quell’epoca c’era una mentalità più chiusa nei nostri paesi, era impensabile che una ragazza dal paese andasse ad Avellino a studiare. Ho finito le medie nel 1982 e avrei voluto continuare. Ed invece sono andata a lavorare. 9 ore al giorno in una fabbrica. Poi dopo 20 anni lo stabilimento ha chiuso e mi sono data alle pulizie. Mi è rimasta questa rabbia dentro di non aver studiato per poter fare quello che mi piaceva. Mi sarebbe piaciuto anche iscrivermi al conservatorio. Insomma tanti sogni infranti. Oggi ne ho coronato uno dopo 40 anni perchè tra le mie passioni ci sono la cucina, la pasticceria, l’enologia».
Rosa ha frequentato il corso serale per tre anni, iniziando nel periodo di pandemia e quindi in Dad concentrando tre anni scolastici in uno. Poi ha proseguito in presenza. Non hai mai fatto un’assenza: «È stato molto sacrificante. Ho viaggiato tutti i giorni. Uscivo dal lavoro ed andavo a scuola. 5 ore di corsi. Mi ritiravo alle dieci. Inoltre c’erano le cose da approfondire a casa. Al contempo è stata un’esperienza bellissima che rifarei perchè mi ha dato tanto in termini umani e di conoscenza e quando vedo ragazzi o comunque persone più giovani di me che hanno maggior possibilità di studiare e non lo fanno mi mangio le mani perchè dico, avete il tempo, avete la possibilità perchè sprecare le occasioni. Il sapere ed il conoscere sono una cosa grandissima, è un peccato».
Tra l’altro tra i banchi del corso serale è nata anche un’amicizia con un’altra studentessa modello licenziata con 100: Concita Corona di Pratola Serra, anche lei sposata, con figli, anche lei impegnata nel settore delle pulizie ma di qualche anno più giovane.
«Abbiamo condiviso i sacrifici, lo studio appassionato, le difficoltà ma anche la gioia finale. Abbiamo pianto insieme per l’emozione nel ricevere i complimenti della Commissione ed il 100 che proprio non ci aspettavamo, ci ha ricompensate di tutto.
È stato uno studio affascinante poter scoprire il mondo della ristorazione che non è solo cucinare ma apprendere anche aspetti legati alla salute e alle nuove esigenze e quindi per i diabetici, per gli intolleranti, per i vegani. La sostenibilità che è stato il tema del mio esame, a cui si allaccia un po’ tutto a cominciare dall’ambiente, fino alla necessità di evitare sprechi di cibo. E poi la filiera agroalimentare, la filiera corta, il Km zero, gli agriturismo».
Rispetto alla concentrazione e al rimettersi sui libri in età adulta Rosa ha una certezza: «tutto sta ad iniziare, poi subentra la curiosità, la voglia di approfondire, ci si organizza e pian piano si carbura sempre di più e meglio. L’importante è studiare qualcosa che ti piace, per me è stata l’enogastronomia».