“E’ stato il mio secondo padre, devo tutto a lui”: Cardamone ricorda Santoro

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Lo hanno conosciuto a fondo, lo hanno apprezzato, stimato, gli hanno voluto bene. Agostino Cardamone e Giuseppe Saviano salutano non solo uno sportivo doc, Giovanni Santoro, ma un amico vero. La morte del maestro di boxe è stata un colpo al cuore di entrambi.

Per il campione Cardamone, Santoro è stato qualcosa in più di un “allenatore”. “Per me è stato un secondo padre”, afferma ancora attonito. “Devo tutto a lui, senza i suoi insegamenti non sarei diventato il pugile che sono stato. Mi ha dato la grinta e la giusta tecnica che mi hanno aiutato a raggiungere i traguardi che ho raggiunto”.

Cardamone – Santoro, un binomio nato nel 1982. Altri tempi, un’altra Avellino, la città della palestra nei locali della scuola media “Dante Alighieri”. “Sono stato sette anni con lui, sette anni indimenticabili. Quella palestra è stata per me la mia seconda casa, a volte forse anche la prima. Ci stavo tutti i giorni, dal lunedì al sabato, e a volte anche la domenica”.

Il primo incontro tra il campione mondiale dei pesi medi e il maestro non fu dei migliori. “Avevo 20 anni e quando andai da lui la prima volta mi disse che ero troppo vecchio per la boxe. Con il tempo, per piacere di entrambi, si è ricreduto”.

Commosso anche il ricordo di Saviano: “Ci lascia un importante pezzo di storia del pugilato irpino che ha portato alla ribalta nazionale ed internazionale tantissimi talenti irpini”, afferma.

“Giovanni Santoro ha contribuito a scrivere pagine belle del pugilato in momenti di grandi difficoltà, mantenendo sempre un profilo di grande dignità e professionalità.
Sono sotto gli occhi di tutti i numerosi risultati ottenuti ed i tantissimi atleti che ha seguito con professionalità, raggiungendo risultati di grandissima valenza.
Esprimiamo il nostro profondo cordoglio alla famiglia Santoro ed al mondo del pugilato per la grande perdita subita”.