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50 sfumature di “Libidos”: stanza sadomaso e sesso con trans e mogli dei gestori

Pasquale ManganielloUna vera e propria organizzazione criminale per lo sfruttamento della prostituzione è stata disarticolata dal Comando provinciale dei carabinieri di Avellino. A capo del sodalizio un pregiudicato 57enne originario del comune di Formia (LT), il quale avvalendosi in maniera diretta degli altri quattro soggetti destinatari della misura, originari di Montemiletto, Monteforte Irpino, Atripalda, Sant’Anastasia (NA), nonché degli altri 7 indagati, avevano costituito e promosso un’organizzazione criminale, finalizzata a favorire e sfruttare l’attività di prostituzione all’interno del locale Club Privee Libidos”.

L’attività d’indagine, scaturita nell’ambito di una più ampia strategia di contrasto intrapresa dal Comando Provinciale Carabinieri di Avellino, è stata avviata nel mese di ottobre 2015, a seguito di un controllo effettuato da parte dei Carabinieri del Comando Stazione di Monteforte Irpino, all’interno del locale “Club Privee Libidos”, ubicato nel medesimo comune, in un edificio strutturato su due piani, nel corso del quale è stato possibile appurare la presenza, del tutto anomala, di diverse camere da letto, oltre ad una normale pista da ballo ed un pianobar. Tra le varie stanze esistenti, ve ne era una arredata stile sadomaso (con la presenza di funi, manette e di una parete costituita da sbarre di ferro) ed inoltre, all’ingresso del club, sul bancone alla reception, i militari notavano un grosso scatolo di preservativi.

Molte ragazze che si prostituivano nel locale, tra le quali vi era anche un transessuale, venivano pagate in maniera esigua e spesso, su decisione del 57enne, che ovviamente era anche il principale gestore del Libidos, non ricevevano alcun compenso, nonostante le prestazioni sessuali rese. Tutto ciò finalizzato ad ottenere un maggiore guadagno, ovviamente sfruttando il più possibile le ragazze, approfittando della loro necessità di denaro.

Un aspetto particolare del contesto criminale in questione era costituito dal fatto che due sodali facevano prostituire le proprie mogli all’ interno del locale  e le stesse, a loro volta, si pubblicizzavano mediante social network (presentandosi con nomi d’arte), chat private o cedendo il proprio numero di telefono, al fine di attirare più clienti possibili presso il Libidos, ove intrattenerli e consumare con essi rapporti sessuali.

Il locale è stato posto sotto sequestro. Il 57enne promotore del sodalizio è agli arresti domiciliari mentre gli altri quattro soggetti sono stati sottoposti all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

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