Verso le regionali – Giovanni D’Ercole: “Vince Caldoro, dai Cinque Stelle assist al centrodestra, De Mita ininfluente”

0
714

Michele De Leo – “Nemmeno i deluchiani più convinti credono al sondaggio Winpoll – Arcadia pubblicato da Il Sole 24 Ore”. Giovanni D’Ercole, esponente di Fratelli d’Italia che potrebbe correre per un seggio del parlamentino regionale, smonta il rilevamento secondo cui il Governatore uscente Vincenzo De Luca sarebbe al 65%, 20 punti oltre le sue liste, 40 punti percentuali in più dello sfidante di centrodestra Stefano Caldoro.
D’Ercole, i numeri pubblicati da Il Sole 24 Ore appaiono inverosimili, non crede?
Il sondaggio chiede di esprimere il gradimento per i tre candidati alla carica di Presidente. Una domanda che poco ha a che fare con le intenzioni di voto. Diciamo che si tratta di un rilevamento ben confezionato da una società di comunicazione che è vicina al Governatore De Luca. Il fatto che sia diventata l’apertura de Il Sole 24 Ore rappresenta uno scivolone anche se qualcuno più malizioso ha voluto leggerlo come il tentativo del presidente uscente di Confindustria, Vincenzo Boccia di esprimere la sua simpatia nei confronti dell’ex sindaco di Salerno.
Quei dati, del resto, evidenziano un’alta percentuale di voto disgiunto: circa la metà degli elettori Cinque Stelle preferirebbe De Luca alla Ciarambino. Sarebbe possibile?
Sono dati demoscopicamente non attendibili. Immaginare che un candidato sia in grado di prendere il 25% dei consensi più delle proprie liste è una chimera, soprattutto per il premio di maggioranza. Il voto disgiunto, inoltre, è molto rischioso e io stesso lo sconsiglio: in città siamo andati a votare due volte in un anno a causa di queste distorsioni.
Veniamo all’aspetto prettamente politico. Stefano Caldoro è il candidato giusto per il centrodestra?
Da sempre ritengo Caldoro persona adeguata: ha una serie di specificità e valori da contrapporre alle inefficienze di De Luca. Nonostante la sconfitta dell’ultima consultazione, Caldoro è rimasto in consiglio a fare opposizione, scartando pure la possibilità di tornare in Parlamento, cosa che avrebbe potuto fare nel 2018. Una dimostrazione di coerenza e qualità politica da apprezzare. Non va dimenticato, poi, che – alla vigilia dell’appuntamento elettorale del 2015 – da Presidente in carica della Regione avrebbe potuto nominare venti manager della sanità. Non l’ha fatto dimostrando grande rispetto per le istituzioni.
Il primo obiettivo dovrà essere quello di ricercare l’unità della coalizione, ricucendo il rapporto con Mara Carfagna.
Questa è una leggenda. Il centrodestra è compatto perché sa che in Campania si può vincere e questo potrebbe provocare pure la caduta del Governo nazionale. Inoltre, c’è la consapevolezza che i cinque anni di De Luca sono stati disastrosi.
La sua è una bocciatura netta dell’ultimo Governo regionale?
Certamente. Chi sfrutta la disperazione – come con i forestali – e una pandemia non è degno di rappresentare le istituzioni. Del resto, non dimentichiamo che – fino a tre mesi fa – neanche il Partito democratico voleva ripresentarlo. Ha fatto poco o nulla se pensiamo che oggi si parla ancora di ecoballe, stabilizzazione dei forestali e litorale domizio. E’ poco credibile: adesso è pronto a rimettere in moto un motore elettorale formidabile che, però, sa tanto di presa in giro per i cittadini. Dopo il voto, non ci troveremo nella situazione florida lasciata da Caldoro ma credo che, in soli cinque anni, De Luca non sia riuscito a ripetere i danni di Bassolino. De Luca, poi, non accetta il confronto democratico e, soprattutto, che possa esserci qualcuno che la pensa in modo differente. Dopo le dirette senza contraddittorio, è andato in bambola non appena Caldoro e, per la verità, anche la Ciarambino gli hanno rappresentato questioni concrete nel corso del consiglio regionale.
Lei ha attaccato la coalizione a sostegno del Governatore, da De Mita a Mastella e Cirino Pomicino. Il leader di Nusco fu importante per l’affermazione del 2015 ma cinque anni prima assicurò la vittoria di Caldoro.
Non sono d’accordo con questa ricostruzione. De Mita non fu determinante per le elezioni provinciali del 2009 e, men che meno, lo fu per le regionali dell’anno successivo che Caldoro vinse a mani basse. C’era un movimento elettorale significativo in favore del centrodestra. Personalmente, da uomo e politico che combatte da sempre il concetto di notabilato, sono sempre stato fortemente contrario alla presenza di De Mita nel centrodestra. Se non lo avessimo accolto, probabilmente non avrebbe rappresentato un punto di riferimento anche nell’ultimo decennio.
La sua presenza a sostegno di De Luca potrebbe essere ancora determinante?
Non lo credo. Ad ogni tornata elettorale riduce il numero di voti e la territorialità del consenso. Registriamo una costante riduzione della sua capacità di incidenza elettorale: da Presidente del Consiglio che interloquiva con Reagan e Gorbaciov, è arrivato ad essere influente nella sua regione. Adesso, forse, lo è solo in Irpinia.
La decisione dei Cinque Stelle di correre da soli, con la Ciarambino leader, è una cortesia agli alleati di Governo?
Tutt’altro. Una proposta politica con Cinque Stelle e Pd sarebbe stata elettoralmente forte ed in grado di impensierire il centrodestra. La riscossa di De Luca e l’inevitabilità della sua candidatura hanno assicurato un assist formidabile del centrodestra. Con Puglia, Marche, Liguria e Veneto che – secondo i sondaggi – sono abbondantemente nelle mani del centrodestra, la sconfitta di De Luca in Campania rappresenterebbe un’occasione formidabile per mandare a casa il Governo Conte.
D’Ercole, lei sarà della partita?
Il partito e la coalizione di centrodestra hanno la mia piena disponibilità. Se mi riterranno utile, sono pronto ad assicurare il mio contributo. Aspettiamo fiduciosi di sapere con quale squadra ci apprestiamo a scendere in battaglia.