VIDEO/ Falso in bilancio e bancarotta fraudolenta: imprenditore e commercialista nei guai

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Il Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli ha eseguito
un provvedimento cautelare emesso dal 38° Ufficio GIP di Napoli, con cui è stata disposta
l’applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari a carico di un imprenditore di
origine partenopea, residente a Roma, e di un commercialista
napoletano.
L’indagine, condotta dalla III Sezione “Criminalità Economica” della Procura di Napoli, ha
ad oggetto una pluralità di condotte di falso in bilancio e bancarotta fraudolenta in
relazione alla società immobiliare “Campalto Real Estate S.r.l.”, dichiarata fallita il 4
gennaio 2019 dal Tribunale di Napoli.
Le indagini sono consistite in acquisizioni documentali, nell’audizione di persone informate
sui fatti e nell’analisi dei files e della documentazione acquisita dagli apparati informatici
nella disponibilità del commercialista.
La “Campalto Real Estate”, costituita nel 2007 con sede a Montalcino, partecipata in
maniera quasi totalitaria dall’imprenditore finito nei guai, aveva come scopo la costruzione e la vendita di
immobili nella provincia di Siena, zona costituente il centro degli interessi dell’indagato che ha tentato, nel corso degli ultimi anni, di sviluppare progetti ed affari nel settore immobiliare.

Nell’estate del 2010 la “Campalto Real Estate”, come anche altre società amministrate da
dal soggetto in questione, maturò i primi debiti nei confronti dell’istituto di credito
che aveva concesso consistenti finanziamenti nonché nei confronti dell’Erario, per poi
versare in un vero e proprio stato di decozione a partire dal luglio 2011.
In quel periodo il commercialista non si limitò a prestare la propria opera di consulenza ma co-
amministrò di fatto la società in seguito dichiarata fallita, la cui sede fu trasferita
presso il suo studio professionale di Napoli. Lo stesso assunse poi la carica di
amministratore di diritto nel 2015.
Nonostante l’azzeramento del capitale sociale, i due indagati deliberatamente evitarono di
avviare la fase di liquidazione della società, causando in questo modo un notevole
incremento delle posizioni debitorie e delle perdite. In una situazione di palese dissesto,
essi diedero corso alla vendita di diverse unità immobiliari di pregio site nella provincia
senese con la successiva distrazione del ricavato che avrebbe costituito la garanzia
patrimoniale dei creditori.
Gli indagati si decisero a sciogliere e porre in liquidazione la società solo nell’ottobre
2018, ovvero a soli tre mesi prima della dichiarazione di fallimento. Venne poi proposto
reclamo presso la Corte d’Appello di Napoli avverso la menzionata pronuncia di fallimento.

In quella sede sono stati prodotti i bilanci degli ultimi tre anni, tutti oggetto di una grave
condotta di falsificazione diretta a dimostrare il mancato superamento delle così dette
“soglie di fallibilità”. Le indagini hanno consentito di riscontrare quanto già rilevato dalla
Corte d’Appello di Napoli che aveva rilevato l’assoluta inattendibilità dei suddetti bilanci.
In sede di perquisizione non è stato rinvenuto l’impianto contabile della “Campalto Real
Estate” che è stato distrutto o comunque sottratto al fine di evitare la puntuale
ricostruzione del patrimonio societario.
Nel provvedimento è stata evidenziata la pericolosità degli indagati e l’attualità del pericolo
di reiterazione di reati della stessa specie (fallimentare e societaria) anche in
considerazione del fatto che dalla documentazione analizzata emergono altre società
immobiliari toscane, versanti in stato di crisi, inizialmente partecipate ed amministrate dall’imprenditore e successivamente gestite dal commercialista, presso il cui studio sono state trasferite
le sedi legali.