Ugo Grassi: il passaggio alla Lega, le motivazioni vere e quelle presunte

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Michele De Leo – Il passaggio del Senatore Ugo Grassi – eletto nella fila del Movimento Cinque Stelle nel collegio uninominale di Avellino – nel gruppo parlamentare della Lega è riuscito a catalizzare l’attenzione politica nazionale pur in un momento in cui erano in discussione il Mes e la manovra finanziaria. Premesso che gli attacchi ricevuti dal docente universitario sono deprecabili e vanno condannati, è necessaria una valutazione obiettiva sulla decisione del Senatore eletto in Irpinia. Finché la legge lo consentirà, nessuno può sindacare a Grassi o altri parlamentari il cambio di casacca durante il mandato parlamentare. Nessuno lo vieta e certamente in passato se ne sono registrati di più importanti e clamorosi, soprattutto perché utili alla tenuta di un Governo. Tantomeno, in questa fase, vogliamo entrare nel merito delle questioni della manovra e del Mes, argomenti di interesse nazionale che, nel caso specifico, appaiono comodi appigli su cui poggiare motivazioni diverse. Non stupisce l’abbandono di Ugo Grassi al Movimento Cinque Stelle. Piuttosto, ci si era stupiti sulla presenza di un docente universitario – che, nella sua intervista in esclusiva a Irpinianews, aveva evidenziato come “Il mio obiettivo primario, invece, è investire nei giovani, contribuire alla loro formazione: lo studio è fondamentale” – nella fila di un movimento che puntava sul voto di protesta, la cui massima iniziativa era stato il Vaffa day e il cui capo politico era conosciuto per aver fatto il bibitaro e non brillava certo per competenza e formazione. Il Senatore ha raccontato ancora a Irpinianews di aver sposato il progetto dei grillini per “aiutare il movimento a maturare e assicurare una competenza utile ad elaborare un piano aziendale per il Paese”. Un fine nobile, se non fosse che mal si coniugava con lo spirito del Movimento Cinque Stelle. Come poteva pensare il futuro senatore che un gruppo politico che aveva alla base il principio dello “Uno uguale uno” (ognuno può fare qualunque cosa) potesse puntare sulle eccellenze, potesse far leva sulle diverse competenze per costruire un piano aziendale per il Paese? Come poteva un docente universitario – che dice di privilegiare la formazione dei giovani e che, a giusta ragione, indica lo studio come il pilastro su cui costruire la futura società – sposare un movimento che aveva come obiettivo prioritario quello di un piano assistenziale come il reddito di cittadinanza? E’ lecito pensare che il Senatore Ugo Grassi abbia sposato la causa del Movimento Cinque Stelle perché poteva essere un ottimo veicolo per raggiungere il parlamento e, nello specifico, Palazzo Madama? Una domanda alla quale non avremo mai risposta: la conosce il neo Senatore della Lega che, certamente, smentirà questa ricostruzione. Ragionando per assurdo, è evidente che l’ex parlamentare dei Cinque Stelle sarebbe stato, da subito, un pesce fuor d’acqua in un Movimento che non vedeva l’ora di abbandonare. L’occasione propizia l’hanno offerta il Governo con il Pd, il Mef e la manovra finanziaria. Una sola domanda, però, la vorremmo rivolgere a Grassi: è sicuro, Senatore, che la Lega rappresenti il porto migliore in cui approdare? E’ davvero convinto, da parlamentare del Sud, che – come lei stesso ha evidenziato – “la Lega, sul piano operativo, ha dimostrato di avere attenzione al Mezzogiorno?”.