“30 morti e 300 ammalati devono essere la priorità”. Processo Isochimica, la rabbia dei lavoratori dopo lo stop di venerdì

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“Lo sciopero a corrente alternata degli avvocati mi ha dato molto fastidio. La coscienza delle persone dovrebbe fargli definire delle priorità e 30 lavoratori morti e 300 ammalati devono essere la priorità. Più il tempo passa e meno saranno coloro che riusciranno a vedere la fine di questo processo“.

Ex Isochimica, dopo lo stop di venerdì a causa dello sciopero degli avvocati, che si sono astenuti per protestare contro la riforma della prescrizione varata dal Governo, ma che tuttavia hanno presenziato all’udienza in Camera di Consiglio durante la quale il Gip Marcello Rotondi ha conferito l’incarico al professore Nicola Augenti di accertare le attuali condizioni di sicurezza statica in cui versa il Liceo Scientifico “P.S. Mancini”, è montana la rabbia degli ex dipendenti dell’opificio dei veleni di Borgo Ferrovia.

“Aspettiamo da trent’anni di conoscere la verità – tuona Nicola Abrate, ex operaio alle dipendenze della società di Elio Graziano negli anni ’80 e affetto anche lui da patologie asbesto-correlate -. Non solo il processo si blocca sistematicamente per un motivo o per un altro, ma in più si svolge nell’aula bunker di Poggioreale e non nella città in cui si sono svolti i fatti. Un’anomalia già di per sé raccapricciante“.

Nonostante le lungaggini, l’ex operaio ci tiene a precisare che per lui “non si tratta affatto di un processo farsa, in quanto – spiega – va dato merito alla Procura di Avellino, al suo pool di magistrati e alle Forze di Polizia che hanno svolto un eccellente lavoro in sede d’indagini per mettere in piedi il dibattimento. Prima del Procuratore Rosario Cantelmo non si era fatto niente. Ora però – conclude – siamo di attesa di conoscere la verità e di avere giustizia”.