Oggi, 3 maggio, si celebra la ventiseiesima Giornata mondiale della libertà di stampa. Il “World Press Freedom Day” è stato istituito nel dicembre del 1993 dall’Assemblea Generale dell’Onu, su raccomandazione della Conferenza Generale dell’Unesco. La scelta di festeggiare questa ricorrenza proprio il 3 maggio è legata all’anniversario della Dichiarazione di Windhoek, che nel 1991 concluse, nella città namibiana, il seminario Unesco sulla Promozione di una stampa africana libera e pluralistica. La Giornata si propone di raggiungere diversi obiettivi, tra cui: celebrare i principi fondamentali della libertà di stampa e valutare lo stato della libertà di stampa in tutto il mondo. Difendere i media dagli attacchi alla loro indipendenza e rendere omaggio ai giornalisti che hanno perso la vita svolgendo il proprio dovere. Nel 2018, infatti, secondo l’osservatorio Unesco sono stati 99 gli operatori dei media ad essere stati uccisi, un numero incredibilmente alto e che tocca le 1307 unità se si prendono in considerazione i delitti portati a termine negli anni compresi tra il 1994 e il 2018. Il tema scelto per questa edizione della Giornata è: “Media per la democrazia: giornalismo ed elezioni in tempi di disinformazione”.
Alla vigilia della Giornata mondiale sulla libertà di stampa, il Consiglio d’Europa ha pubblicato un rapporto che elenca le principali minacce alla libertà di espressione nel 2018 e le azioni che i governi dovrebbero intraprendere per contrastarle. A tal proposito l’organizzazione si dice preoccupata per l’aumento delle violenze e delle intimidazioni contro giornalisti e ricorda che almeno due di loro – la maltese Daphne Caruana Galizia e lo slovacco Ján Kuciak – sono stati assassinati lo scorso anno mentre lavoravano ad inchieste su casi di corruzione e crimine organizzato. Tra le situazioni critiche segnalate nel rapporto ci sono le condotte di Russia ed Ungheria, ma anche il governo turco che, nell’ultimo anno, ha chiuso e confiscato tre giornali e una televisione dopo il fallito colpo di Stato del 2016.
Sotto la lente dell’organizzazione è finito anche il leader del Movimento 5 Stelle, Luigi di Maio, per aver esercitato pressioni finanziarie sui media per limitare la libertà di stampa nel nostro Paese. “In Italia – si legge nel rapporto nella parte dedicata all’indipendenza dei media – il vice primo ministro ha chiesto alle imprese detenute dallo Stato di smettere di fare pubblicità sui giornali e ha annunciato piani per una ‘riduzione dei contributi pubblici indiretti ai media nella legge di bilancio 2019′”. Una condotta che, secondo il Consiglio d’Europa, minerebbe in modo preoccupante l’indipendenza delle testate.
Ieri, il presidente della Federazione nazionale della Stampa Italiana, Giuseppe Giulietti, durante la manifestazione di apertura a Trento sulla libertà d’informazione ha detto: “Tagli e bavagli stanno avanzando in tutta Europa: ci sono Paesi in cui la libertà di informazione non è considerata un valore essenziale; ci sono governi che considerano normale chiudere le voci delle differenze e delle diversità e ferire a morte il diritto di cronaca, per impedire ai cittadini di essere correttamente informati su malaffare, mafia e corruzione”.