Renato Spiniello – 25 aprile, era il 1975 quando l’allora segretario del Pci Enrico Berlinguer celebrò ad Avellino il trentennale della Festa della Liberazione d’Italia dal Nazifascismo. A introdurre Berlinguer ai tantissimi irpini che colmarono via Matteotti fino al prospiciente Palazzo De Peruta e parte di Corso Vittorio Emanuele, fu l’allora segretario provinciale del partito e futuro governatore della Regione Campania Antonio Bassolino.
Allora come oggi le preoccupazioni maggiori riguardavano il nucleo industriale di Avellino, con gli interventi di alcuni operai che aprirono le celebrazioni e che espressero e auspicarono il rinnovamento e il cambiamento dell’Irpinia.
L’ospite d’eccezione della giornata, invece, motivò la scelta di celebrare tale ricorrenza in Irpinia in quanto terra che ha avuto figure di letterati, statisti e studiosi che hanno testimoniato grande impegno civile e democratico, tra questi spiccano Francesco De Santis, Francesco Tedesco e Guido Dorso. “Era giusto e doveroso – aggiunse Berlinguer – celebrare la storica data in una città meridionale come Avellino che ha antiche e alte tradizioni patriottiche e democratiche”.
E proprio nella ricorrenza della Liberazione, il segretario del Pci fece appello ai valori dell’unità antifascista, chiamando in causa il comportamento della Democrazia Cristiana, in particolare quello del segretario Amintore Fanfani, accusato al tempo di volersi mantenere equidistante fra gli opposti estremismi di destra e di sinistra.