Marco Imbimbo – Una targa che si è scolorita, l’amianto che continua a mietere le sue vittime, il processo che resta a Roma. Gli operai dell’ex Isochimica e i loro familiari provano a far sentire nuovamente la loro voce, ma lo fanno nel silenzio delle istituzioni e dell’amministrazione comunale.
Oggi, 2 novembre, nel giorno dei Morti si sono ritrovati tutti davanti al cancello del mostro di Borgo Ferrovia per ricalcare quella targa messa nel 2013 in memoria delle vittime, ma anche a denuncia dell’indifferenza davanti a cui, uno alla volta, si spegnevano le vite degli operai dell’Isochimica. E adesso cominciano a manifestarsi anche i danni dell’amianto sui loro familiari.
«Anche oggi abbiamo visto l’assenza delle Istituzioni – denuncia Carlo Sessa, ex operaio. Sulla targa c’è la parola “indifferenza” che è quella che subiamo da 30 anni. Oltre all’indifferenza sembra che le istituzioni ci stiano ostacolando, a cominciare dai sindaci da quello di prima a quello attuale. C’è anche il Tribunale che ci ha mandato a fare il processo a Napoli; l’Inail che riconosce le percentuali di alcuni lavoratori solo dopo la loro morte. Senza dimenticare l’Asl, è da un anno che non ci sta monitorando. Devo registrare anche l’assenza completa dei sindacati, non si presentano nemmeno al processo. Siamo completamente soli».
Solo nel corso delle varie campagne elettorali, operai e familiari non vengono lasciati soli, ma poi tutto ritorna a quella triste e brutta normalità, come conferma l’assenza dell’amministrazione comunale all’iniziativa di oggi. L’unico presente è stato il consigliere comunale Alfonso Laudonia che «ho ringraziato personalmente per la sua presenza – spiega Sessa. Per quanto riguarda il resto della politica è meglio non parlarne. Ci sono parlamentari irpini che rivestono importanti incarichi di governo, ma stiamo aspettando ancora un gesto da parte loro. Nessuno di loro sta muovendo un dito, né per i 40 lavoratori che non hanno ottenuto ancora la pensione né per riportare il processo ad Avellino».
Inginocchiato davanti alla targa sotto la pioggia, mentre qualcuno lo ripara con un ombrello, c’è Tony Della Pia, segretario di Rifondazione Comunista, intento a ricalcare quella scritta cancellata dal tempo e dall’indifferenza. «Ancora oggi il processo non viene svolto ad Avellino, mentre gli operai non sono più sottoposti a visite mediche dall’Asl. Alcuni ex dipendenti attendono il sacrosanto diritto al pensionamento anticipato – denuncia. Sulla bonifica, invece, è ancora tutto fermo».
Da Palazzo di Città, l’unico a prendere parte all’iniziativa è Alfonso Laudonia, ormai dissidente del Movimento 5 Stelle. Tra lui e il sindaco Ciampi, si è consumato uno scontro nei giorni scorsi proprio sull’argomento Isochimica. «I lavoratori, Borgo Ferrovia e Avellino non devono essere lasciati soli. Io sono chiamato oggi a rappresentare le istituzioni che sembrano assenti. Non dobbiamo lasciare sole queste persone né questa terra. L’ho gridato con forza qualche giorno fa, così come faccio da mesi. Questa targa non è solo un simbolo, ma la voglia di riscatto di queste persone e la necessità che non vengano lasciate sole», denuncia Laudonia.
Dopo il suo j’accuse al sindaco Ciampi per l’immobilismo sull’Isochimica, lo stesso primo cittadino ha replicato con l’elenco di tutte le cose fatte, anche se molte riguardavano la vecchia amministrazione. «Preferisco non commentare – spiega Laudonia. Ho visto la sua replica e hanno risposto altri per me rispetto alla bonifica».
Intanto il dato di fatto è che, dopo una campagna elettorale in cui tutti si era impegnati per risolvere il problema dell’Isochimica e aiutare gli operai, oggi ci hanno dovuto pensare loro a riscrivere una targa, cancellata dal tempo che, simbolicamente, sottolinea la totale noncuranza di istituzioni e politica. «Tutti si sono impegnati per queste persone, ma oggi è tutto fermo. Questa targa quasi non si legge più» sottolinea Laudonia che a breve dovrebbe incappare nell’espulsione dal Movimento a 5 Stelle a causa della sua decisione di prendere parte alle votazioni per la Provincia.
«Io resto un attivista convinto, ma questo non vuol dire abbassare la testa ad ogni diktat superiore. Ho un mandato nei confronti della mia gente e non di un partito o del Movimento. Seguo la linea del Movimento fino a quando quei principi non coincidono più con i miei».