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11-10-2008: i tifosi in marcia a difesa dell’orgoglio biancoverde

Una protesta pacifica per dare segnali a Pugliese, a chi gestisce 96 anni di storia, che così non va, che si è stanchi di essere umiliati e derisi su e giù per lo stivale, di incassare il colpo senza ‘poter’ reagire. Per dimostrare ancora una volta, se mai ce ne fosse ulteriore bisogno, l’amore verso questi colori. La mancanza di risultati, le penalizzazioni, i deferimenti e tutte le vicende che con il campo da gioco, con i novanta minuti non hanno nulla da fare sono l’oggetto di malcontento di quanti si riuniranno dinnanzi al Partenio per contestare chi dirige la 1912. Pronti a far esplodere una passione – che nonostante la crisi di risultati, nonostante l’allontanamento dallo stadio per le brutte figure, per la mancanza di programmi, di continuità di qualcosa che non sia figlia dell’improvvisazione – non si spegne. A dieci anni dall’ultima uscita in piazza, all’epoca rivolta contro Sibilia (che ironia della sorte, cedette il club proprio a Pugliese allora affiancato da Aliberti), il tifo organizzato si mobilita, alza la voce. Con una squadra ancora alla ricerca del primo successo stagionale, una società che dimostra di essere presente soltanto attraverso comunicati per la gente che con passione si sobbarca chilometri per seguire le sorti dell’amato lupo, non poteva essere altrimenti. In tanti, in molti per ‘controbattere’ ad una gestione societaria tutt’altro che felice, a scelte poco condivisibili. Pronti a fare quadrato, a chiedere a chi comanda di lasciare il timone del club. Si partirà dalla Tribuna Montevergine percorrendo la strada della serie A e tutte le maggiori arterie cittadine fino a giungere sotto l’appartamento dell’Amministratore Unico. Dopodiché tutti a in trasferta a Mantova per sostenere Campilongo – all’esordio – ed un gruppo che tra mille problemi, con mille difetti, sta facendo di tutto per onorare la maglia e cercare di cancellare un passivo in graduatoria, dovuto agli errori societari. Gli atleti che vanno in campo sono gli unici a non avere colpe dell’attuale disfatta calcistica. (di Sabino Giannattasio)

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