Legislazione sulle scommesse sportive e sui casinò in Italia

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Il gioco d’azzardo appartiene al DNA della cultura italiana, con alcuni giochi risalenti addirittura all’Impero Romano.

Attualmente è uno dei mercati più interessanti al mondo e ha un futuro molto solido. Ciò comporta un’attenzione alla legislazione sulle scommesse sportive e sui casinò in Italia più rilevante che mai.

Le origini

La prima struttura adibita al gioco d’azzardo, Il Ridotto, aprì a Venezia nel 1638. Fu in quel periodo che il gioco venne accettato di buon grado dal popolo di tutta la nazione. E il governo italiano del tempo diede il proprio benestare come forma di controllo dell’attività di gioco dei propri concittadini.

Sfortunatamente Il Ridotto fu costretto a chiudere nel 1774. Ciò comporto un maggiore afflusso dei giocatori verso i club di gioco meno pubblici. Questi club venivano chiamati “casinò” ed è da qui che proviene il nome. “Casinò” non è l’unico termine che si ritenga di origini italiane. Infatti molti credono che il baccarat e il bingo siano nati in Italia.

Un passato corrotto?

Fino a pochi anni fa, l’industria del gioco d’azzardo in Italia era stata rovinata dalle accuse di frode e corruzione all’interno del governo del Paese. Nel 2003, venne inviata alla Commissione Europea una petizione sullo stato delle leggi sul gioco. A quell’epoca gli unici due enti a gestire le scommesse sportive online e offline all’interno del Paese erano soltanto il CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano) e la National Horse Breeders Enhancement Society.

Nel 2006 la Commissione Europea venne a conoscenza di una blacklist creata dal governo italiano di 621 siti web provenienti da altre nazioni europee e senza una licenza di gioco valida per operare in Italia. La mancata notifica di questa blacklist alla Commissione Europea comporto un’inosservanza da parte del governo italiano alla direttiva dell’UE 98/34/CE.

A quel punto la Commissione Europea varò una legge nella quale si invitata il governo italiano ad aprire il proprio mercato del gioco d’azzardo agli operatori stranieri. Nell’immediato l’Italia varò la Finanziaria del 2007 nella quale venivano legalizzate diverse varianti del gioco in quanto “giochi di abilità con le carte”. Tale manovra ebbe un effetto domino il quale portò alla legalizzazione dei giochi di poker più diffusi quali Taxas Hold’em e Omaha. Tuttavia il video poker rimase illegale perché considerato un gioco di pura fortuna.

 

Modifiche rivoluzionarie alla legge

Nel marzo 2010 gli operatori stranieri erano autorizzati a offrire giochi online con soldi veri ai giocatori residenti in Italia. Ma potevano farlo ammesso che fossero in possesso di regolare licenza autorizzata dall’ente italiano AAMS (Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato). L’impatto di questa modifica alla legge si risente chiaramente oggi con l’operatore Bet365 che possiede oltre il 20% della quota dei ricavi del mercato del gioco online in Italia. Nel 2015, i ricavi complessivi da gioco d’azzardo in Italia ammontavano a 5,5 miliardi di euro, e per il 2016 si attendono cifre maggiori.

Le licenze autorizzate dall’AAMS coprivano un’ampia gamma di giochi diversi tra cui, bingo, giochi di casinò, giochi di poker, scommesse sportive a quota fissa, tornei e giochi di poker solitario, cavalli e giochi di abilità.

Le leggi sul gioco d’azzardo, tuttavia, subirono un’ulteriore modifica nel 2011, quando venne introdotto un nuovo decreto che sanciva un momento di svolta nel mercato nazionale del gioco. Questo decreto, difatti, regolamentò ulteriormente i cash game di poker e i giochi di casinò.

Un altro aspetto importante di questo decreto fu la modifica alle leggi sulla tassazione dei redditi provenienti dal gioco d’azzardo. Da quel momento venivano tassati i profitti e non più il volume di affari complessivo. Un tasso base del 20% venne inoltre fissato per i giochi che erano stati legalizzati di recente, con la sola eccezione della video lotteria. Qualunque operatore coinvolto nelle scommesse sportive, nelle corse di cavalli o nei giochi di abilità era soggetto al pagamento del 3% dei buy-in totali. E venne stabilito che gli operatori restituissero sotto forma di vincite ai giocatori almeno il 90% delle puntate. Si stabilì anche il limite di buy-in massimo per i tornei di poker a €250 e una prima puntata massima per una sessione di gioco non superiore a 1.000 euro.

In futuro

Dall’ingresso delle nuove riforme, l’Italia è diventato il mercato del gioco d’azzardo più grande d’Europa, con un fatturato di oltre 88 miliardi di euro nel 2015 (stando al Wall Street Journal). Nonostante alcune aree del gioco, quali la corsa dei cavalli e il poker online abbiano subito un colpo alle loro entrate, altre aree quali la roulette online e altri giochi di casinò hanno sbancato raggiungendo livelli record.

Le modifiche alle leggi in Italia, inoltre, fanno ben sperare per i prossimi anni anche i 4 casinò del Paese: Casinò di Venezia, Casinò Municipale di Sanremo, Casinò de la Vallée e Casinò Municipale di Campione.

Il potenziale di crescita e di espansione resta in fermento per tutta l’industria del gioco in Italia.

La forza del settore del turismo, con la possibilità di sfruttarlo verso mete quali il Lago di Como, l’Irpinia e la Costa Amalfitana, crea spazio alla nascita di nuove strutture di gioco, sempreché possano essere sfruttati i numeri del turismo.

Ci si preoccupa che il governo pianifichi di ridurre del 33% il numero di slot machine collocate fuori dai casinò nel tentativo di contrastare i problemi legati al gioco d’azzardo poiché tale manovra potrebbe avere un impatto negativo sui redditi da gioco. Ma è ancora tutto da vedere. In qualità di quarto mercato del gioco d’azzardo più grande al mondo, l’Italia non potrebbe essere posizionata meglio per sviluppare ulteriormente la propria (e già fiorente) industria del gioco.