All’Expo di Milano va di scena il pecorino Carmasciano, prodotto di nicchia dal gusto sublime che, negli ultimi anni in particolare, ha visto crescere a dismisura il suo appeal.
Pecorino Carmasciano, 5 produttori per 2000 forme all’anno. La sua popolarità è inversamente proporzionale alla produzione, che soddisfa solo il 50% della domanda.
Una tipicità tutta irpina che, grazie ad un interessate studio condotto dall’istituto superiore “De Gruttola” di Ariano Irpino presieduto da Maria Teresa Cipriano, varca i confini regionali per approdare in una vetrina d’eccezione, quella dell’Esposizione Universale.
Il Carmasciano è uno di quei prodotti a cui l’aggettivo tradizionale calza a pennello.
E non soltanto perchè è stato riconosciuto tale dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali ma perchè ha la sua essenza proprio nella tradizionalità dei luoghi, delle procedure, della manifattura di produzione.
Il pecorino Carmasciano è un prodotto in cui l’uomo, con le sue conoscenze acquisite nel tempo, in maniera sapiente utilizza i frutti (e gli animali) della natura, nel pieno rispetto della stessa, senza piegarla a propri fini utilitaristici ma sapendo coniugare tempo e risorse.
Un prodotto che potremmo definire slow e che proprio per questa sua caratteristica continua ad essere un’eccellenza di un piccolo fazzoletto dell’Irpinia, quella della Valle d’Ansanto, tra i comuni di Rocca San Felice, Guardia dei Lombardi e Frigento.
Eccellenza che se è tale lo deve in primis ai (pochi) produttori che, seppur tentati, hanno saputo resistere alle logiche di un mercato intensivo che ne avrebbe, però, di fatto, snaturato la purezza.
Ogni anno le cinque aziende produttrici di Carmasciano, che si sono unite anche in un’associazione che aveva avviato l’iter per il riconoscimento della Dop, salvo poi fare retromarcia per motivi di carattere economico e per l’assenza di un adeguato sostegno delle istituzioni, riescono a far circolare poco più di duemila pezze di pecorino da circa due kg l’una.
Numeri esigui che bastano a soddisfare a malapena il 50% della domanda, che va crescendo di anno in anno, con il Carmasciano che difficilmente riesce ad uscire dai confini della Campania.
“Un’attenzione che, ora, con l’Expo crescerà ancora – racconta il titolare dell’Azienda Agricola Forgione, uno dei cinque produttori di Carmasciano – grazie al lavoro svolto dall’istituto De Gruttola, che ha mostrato una grande sensibilità, con i ragazzi ed i docenti che hanno partecipato a tutte le fasi di lavorazione, dalla mungitura al controllo della stagionatura, venendo in azienda alle 5 di mattina.
Dobbiamo essere grati alla dirigente scolastica, ai professori e ai ragazzi per l’ottimo lavoro, anche in termini di promozione, che hanno svolto. E, onestamente, sono le uniche persone che sento di dover ringraziare.
Diciamoci la verità: rispetto al Carmasciano, a quello che potrebbe rappresentare anche in termini di promozione del territorio, si registrano carenze istituzionali forti”.